Gli alunni della IV e V meccanica e V elettronica, accompagnati dai Prof. Ferrari e Crescenzo, hanno visitato in data 05/02/2019 l’impianto idrovoro di Mazzocchio, presso Pontinia. Tramite la guida, ci è stato spiegato il funzionamento dell’impianto, nonché l’importanza che assume per il territorio. Infatti, buona parte della pianura pontina si trova al livello del mare o al di sotto di esso (per es. Pontinia è due metri sotto il livello del mare) e, ovviamente, se non ci fossero questi impianti idrovori i terreni circostanti si allagherebbero, diventando paludosi, così come lo erano prima degli anni trenta. L’impianto di Mazzocchio è il più importante dell’agro pontino e il più grande d’Europa, proteggendo dagli allagamenti una superficie di circa 10.000 ettari. L’impianto fu realizzato il 20/07/1934 su progetto dell’ing. Leone Terzi e venne inaugurato il 19/12/1934. Durante il secondo conflitto mondiale, le truppe tedesche portarono via i sette motori, in modo da ostacolare, con l’allagamento dei terreni circostanti, l’ingresso degli alleati. Sei dei sette furono ritrovati, nel 1948, sul Brennero e furono prontamente reinstallati. Tecnicamente è costituito da sette motori asincroni della potenza di 600 cavalli (circa 440 Kw), alimentati con 500V, costruiti dalla mitica CGE (compagnia generale elettrica) di Milano e dalla ditta Pellizzari di Arzignano. Tali motori azionano sette pompe con giranti, immerse nell’acqua, di concezione modernissima per l’epoca, con portata di 6.000 litri al secondo cadauna, costruite dalle ditte Franco Tosi e Riva di Milano. Il funzionamento avviene in questo modo: a monte dell’impianto è stato costruito un bacino di raccolta, dove vengono convogliate le acque piovane. A seconda del livello idrico e della quantità d’acqua riversata, in passato manualmente e adesso in automatico, vengono azionate una o più pompe (se necessario anche tutte) che aspirano acqua dal bacino di raccolta (6000 litri al secondo) e la sollevano e riversano in un altro bacino, posto a ridosso dell’impianto che, tramite un canale di collegamento, la drena nel vicino fiume Ufente che provvede, a sua volta, a riversarla in mare. La visita è stata interessante sia da un punto di vista tecnico che storico.